Lingua Siciliana

E mussu biancu...fannullone...

1024px Salted pumpkin seeds

"E mussu biancu!"... Con questa tipica espressione si indica(va) un soggetto poco incline al lavoro e molto propenso a passare il proprio tempo cibandosi di "scacciu": scacciannu 'a simenza salata (decorticando i semi di zucca seccati con il sale). La buccia veniva regolarmente sputata a terra e ad essere ingerito era il gustoso semino interno. La presenza di sale sulla buccia provocava un imbiancamento delle labbra e da qui si fa derivare l'espressione "mussu biancu".

Detto popolare: prainu nascisti e pira un nni facisti... significato.

Prainu nascisti e pira un nni facisti,

cruci addivintasti e miraculi voi fari?

 

prainu nascisti

 

In questa frase siciliana si condensa la filosofia dello scetticismo che un siciliano nutre nei confronti di chi, vestitosi con un nuovo abito, vuol far credere di essere cambiato. Letteralmente, la frase si traduce in:
Pero selvatico sei nato e non hai mai fatto pere, sei diventata croce e adesso vuoi fare miracoli?

 

Nella saggezza popolare, il "prainu" è l'albero selvatico di pere che solo dopo esser stato innestato produce frutti. Il contadino che sa bene la storia dell'albero, si mostra scettico nel vedere che il proprio albero sia stato trasformato in croce: come è possibile che non sia riuscito a dar frutti e, adesso, fattosi croce attraverso le mani di altri uomini che ne hanno sfruttato il legno, si possa pensare che riuscirà a fare i miracoli?

 

Che significa matapollo?

Per chi vive o ha vissuto a Palermo, l'espressione "ccia sta faciennu a Matapollu" è stata sentita almeno una volta. Cosa fosse il matapollo ai più sfuggiva. Oggi, grazie ad internet, possiamo risalire al suo significato originario ed al significato dell'espressione palermitana. Che cos'era, dunque, il matapollo? Strano a dirsi, ma questa parola che subito richiama in mente il volatile (che non vola) tanto caro alla nostra cucina, nulla ha a che vedere con esso. Stupirà, pure, il fatto che matapollo è una parola di origine indiana perché si riferisce ad un tipo di stoffa prodotta inizialmente nel sobborgo di Madapel o Madapolam (oggi Narsapur) in India, dalla Compagnia delle Indie Orientali.

madapolàm s. m. [da Madapollam, cittadina dell’India sud-orientale (oggi chiamata Narasapur, nello stato di Andhra Pradesh), in cui la Compagnia delle Indie Orientali aveva un’importante fabbrica]. – Tela leggera di cotone, prodotta con filati fini (circa 30 fili al centimetro, in ordito e in trama), usata per la confezione di biancheria. Talvolta, impropriam., il termine è usato per indicare la mussola.

[Sul sito del grande dizionario treccani si trova la spiegazione del significato del termine.]

 

madapolam tessuto

 

Si tratta di un tessuto usato per confezionare lenzuola. Il tessuto in tela leggera di cotone non era molto resistente per cui, dopo vari lavaggi e candeggi per sbiancarlo, esso si sfibrava e spesso le lenzuola si bucavano. Per i poveri questo significava rattoppi o persistenza dei buchi sulle lenzuola. Immaginate pure che aspetto dovevano avere le lenzuola non stirate e stropicciate, possibilmente sfibrate. Nacque l'espressione "aviri i vuriedda a matapuollu" per indicare lo stato di contorsione delle budella che una data situazione o atteggiamento aveva provocato. 

Che significa chinnicchinnacchi?

Chi nnicchi nnacchi, chi nicchi nacchi chi nnicchi e nacchi sono versioni leggermente diverse della stessa espressione siciliana "Chi nnicchi e nnacchi" usata per esprimere con meraviglia o disappunto l'estraneità di un fatto o una persona rispetto ad un altro fatto o persona. L'espressione deriva dalla locuzione latina "Quid hic in hac (re)" che letteralmente si traduce in "Cosa questo in questa (cosa)" e più liberamente "Cosa c'entra questo in questa cosa".

chinnicchinnacchi

 

 

 

 

Infatti:

Quid è pronome interrogativo neutro: chi, cosa?

hic, haec,hoc  pronome (questo, questa, questo)

 

 

Va conza sta varca

Che significa il detto siciliano "va conza sta varca"? Letteralmente si può tradurre in italiano con "vai a riparare questa barca!". Ma cosa può significare? L'esortazione in realtà è una amara e retorica considerazione sulla impossibilità di porre rimedio ad una situazione in cui le posizioni sono ormai determinate. Quando una situazione è difficile da ricomporre, perché coinvolge persone che la pensano diversamente o che hanno perso la fiducia nell'altro, in Sicilia diciamo: Va conza sta varca!

 

Come una barca danneggiata dalle mareggiate è difficile da riparare, così anche un rapporto dove si è deteriorata la fiducia oppure si è litigato così tanto senza trovare accordo, è difficile da riportare in sesto.

barca rotta broken boat va conza sta varca

La Zabbara

zabbara2

Zabbàra (in alcune parti Zammàra) in Sicilia è il nome con cui si indica una pianta grassa appartenente alla famiglia delle Agavi (agavacee). Introdotta in Europa nei primi anni del sedicesimo secolo ovvero qualche decennio dopo la scoperta dell'America (1492), le varie specie di Agavi hanno trovato diffusione notevole nei paesi a clima mediterraneo.

Seppur il nome siciliano sembri derivare dall'arabo in quanto derivante da "sebar", pianta da siepe, (la dominazione araba nell'isola fu antecedente alla scoperta dell'America), la pianta è tipica del Messico, dove ha avuto grande importanza. Si tratta di una pianta grassa appartenente alle cosiddette "succulente", essendo caratterizzata da foglie dalla consistenza carnosa, a ricco contenuto d'acqua, tanto che in alcune parti del mondo sono state usate nell'alimentazione. Dalle agavi si ricava uno sciroppo denso come il miele, usato come dolcificante . Le foglie acuminate sono molto filamentose, tanto che le stesse venivano usate come fonte naturale di filamenti per intreccio di corde. Come riportato nel noto vocabolario etimologico siciliano dell'abate Michele Pasqualino, il termine Zabara è ispanico, mutuato dall'arabo Cebar (sebar) e indica le pianti da siepe, da separazione.

lingua siciliana zabbara da vocabolarioZabbara,zabara, o zabbara gram di di xaja , o sipala , o filu di Pitti , v. filu di Pitti . *Zabbara, picciridda , o minuri , o di grastf, aloe . aloë vulgaris C. B. P. 286. Tour. Inst. 366. Aloe perfoliata vera . Linn. Sp. Pl. pag. 458. Su questa voce appo P. MS. si legge così *,, Zabbara , aloe planta,non Succum amarissimnum concretum ex India ad nos ablatum,nam hunc tantummodo vocamus aloi. Nomen est Arabicum cebar, ut scribit Chabreus, v. Aricennam Vinci nella voce zabara dice : Zabara,Messanæ zambara herba aloe , Hisp. acebar. E' da notarsi nel Nerbissense la voce,zambara,significante siepe , e da qui forse unâ volta tolta la m, si disse zabara,cioè pianta da far siepe.

 

*Nome è arabo cebar, come scrive Cabreus